Non è nostro compito entrare nelle polemiche politiche degli ultimi giorni. Riproduciamo, tuttavia, gli articoli di Scalfari leggi qui, Cassese – leggi qui – e La Malfa – leggi qui – sulla vicenda, perché tutti e tre hanno l’occhio bene attento al valore superiore della tenuta e della dignità delle Istituzioni pubbliche nel nostro Paese: la Banca d’Italia è ancora una di queste, anche se pesano come macigni le annotazioni storiche presenti nell’articolo di Salvatore Merlo su Il Foglio dello scorso 21 ottobre, che rievoca i tempi ormai lontani della Banca d’Italia e del ruolo che vi esercitavano i governatori.
“Erano nominati a vita ma si dimettevano. Erano indipendenti ma la politica interveniva. Esistevano però delle procedure“
“Il ruolo del governatore, come un Papa laico , incuteva qualche soggezione persino al duce Benito Mussolini che quel ruolo vitalizio voluto da Giolitti finì col rispettarlo malgrado avesse l’ambizione di essere lui la vivente fatalità dell’italico destino”
……diceva Guido Carli fra il serio e il faceto: “Passo la metà del mio tempo a spiegare ai ministri dell’economia cosa devono fare”. Era infatti la Banca d’Italia a modulare dettare assecondare la politica economica e industriale del paese.
Oggi è come se si stesse parlando non dell’istituzione che fu presieduta da Luigi Einaudi , ma quasi dell’Asl di Crotone. Insomma un posto dove si praticano forme più o meno esplicite di spoils system”.
la Banca d’Italia che non esiste più