L’opinione pubblica, distratta dai talk show e attirata dalle polemiche fra guelfi e ghibellini, fa fatica a seguire le dinamiche interne – profonde e decisive – delle pubbliche amministrazioni; si aspetta servizi efficienti e di qualità e di più non vuole sapere. Rimangono in pochi ad osservare fatti di enorme gravità che modificano le modalità di gestione degli uffici pubblici, attraverso manovre, tanto legali nella forma, quanto antigiuridiche nella sostanza. E’ il caso dell’articolo 10, comma 2, del decreto legge 10 agosto 2023, n. 105 (vedi) – in corso di conversione in legge – con il quale gli incarichi di prima e seconda fascia del Ministro della Cultura (fra i quali i Soprintendenti) decadono in occasione di una riorganizzazione prevista nella stessa disposizione di legge. La posizione di stabilità, connaturata alla funzione di imparzialità e di osservanza degli interessi generali e non di parte e demandata alla dirigenza pubblica, va a farsi benedire. L’unico a segnalare il fatto è, come al solito, il prof. Sabino Cassese che inscrive questa iniziativa del Governo dentro una più ampia analisi sui modi con i quali attualmente la politica – tutta la politica – “allunga le mani sullo Stato“, ossia distorce alcuni cardini di funzionamento del sistema istituzionale democratico così come lo conosciamo. Riprendiamo qui sotto l’articolo in questione, pubblicato su Il Corriere della Sera dello scorso 27 agosto 2023. Segnaliamo, infine, la replica che ha voluto fare sulle colonne dello stesso quotidiano il senatore Matteo Renzi, che definisce “uno scandalo” quello che si sta compiendo sul sistema delle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del nostro Paese. Peccato che il senatore Renzi sia lo stesso politico che, da Presidente del Consiglio, predispose e difese l’articolo 11 della legge 125/2015, fortunatamente mai tradotto in decreto legislativo, che prevedeva il licenziamento del dirigente pubblico a fine incarico, anche in mancanza di valutazioni negative sul suo operato nel corso dell’incarico stesso (leggi qui le vicende inerenti alla bocciatura di quel d lgs da parte della Corte Costituzionale).
Di sostanziale, in tante vicende che si susseguono da decenni, c’è solo la pervicace volontà della politica di gestire in prima persona affari e questioni che la Costituzione e le vuote enunciazioni di principio del decreto legislativo n. 165/2001 demanderebbero alla dirigenza pubblica.
La politica coi tweet – Sabino Cassese
Lo spoils system per le Soprintendenze – Matteo Renzi