Non convince la riforma del regime della dirigenza pubblica contenuto nel ddl n. 1577/2014. Fervono dibattiti, dichiarazioni pubbliche e convegni dove i relatori si impegnano a delineare una figura ideale del dirigente pubblico che non corrisponde per niente al ruolo che questi ricoprono e svolgono negli altri Paesi avanzati; le parole d’ordine pronunciate dai più sono: “privatizzare il rapporto d’impiego del dirigente” “omologare il suo stato di servizio a quello dei dirigenti privati”. Principio generale condivisibile – pur nell’alveo degli articoli 97 e 98 della Costituzione – salvo andare ad esaminare nel concreto come il disegno di legge sta andando a declinare tali principi. Segnaliamo in proposito le condivisibili osservazioni sviluppate da Alfredo Ferrante, Presidente dell’Associazione allievi della Scuola superiore della PA sul sito “Le formiche. net ” – vedi qui: Il giro di boa della riforma della PA: un bilancio amaro. La preoccupazione – meglio, la sicurezza – é che, cavalcando l’onda di una fortissima disaffezione dell’opinione pubblica verso un’Amministrazione pubblica non all’altezza del proprio ruolo fondamentale – una classe politica disattenta e superficiale sia decisa a precarizzare definitivamente lo status della dirigenza pubblica (vedi qui), senza un vero disegno di fondo di ripensamento complessivo della Pubblica amministrazione.
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