L’idea di essere valutati può essere cosa non piacevole per qualcuno o per molti, tuttavia qualifica e dà senso e significato all’impegno lavorativo di una persona, oltre ad essere un aspetto intrinsecamente connesso al concetto stesso di “lavoro”. Ciò vale anche per il lavoro pubblico, soprattutto perché lì si opera in un contesto più sfuggente dal punto di vista del “successo” di un’amministrazione pubblica in termini di qualità dei servizi erogati e perché si ha a che fare con utenti particolari – i cittadini – che sono in ultima analisi i soggetti che retribuiscono il lavoro dei dipendenti pubblici.
Per cui, dando per assodato per parte nostra che la valutazione delle performance individuali dei dirigenti e dei dipendenti pubblici sia cosa necessaria e fondamentale per un’Amministrazione pubblica degna di tal nome, diamo conto – con i due articoli del dr. Antonello Giannelli, dirigente tecnico del Ministero dell’Istruzione e ricerca – del funzionamento della valutazione dei circa 800.000 docenti scolastici introdotta dall’articolo 1 , comma 127, della Legge n. 107 del 13 luglio 2015 – vedi qui.
Con il passo del gambero tipico delle leggi di questi ultimi anni, il legislatore ha ritenuto di valorizzare il merito individuale dei docenti pubblici stanziando ben 200 milioni annui da distribuire fra le circa 45.000 scuole pubbliche italiane – vedi qui; quanto a dire che costerà di più in termini finanziari e di costo del lavoro dedicato il funzionamento dei Comitati di valutazione dei docenti istituiti in ogni scuola (vedi nell’articolo di Giannelli).
Meglio che niente, tuttavia! In attesa che anche i dirigenti amministrativi e il resto del personale pubblico siano oggetto di un sistema di valutazione non a pioggia ma diversificato, equo, non punitivo e che valorizzi coloro che si impegnano seriamente e con profitto.
Giannelli – Valorizzazione del merito del personale docente.
Giannelli – Valorizzazione del merito e compartecipazione.