Riprendiamo un articolo apparso su Il Sole 24 Ore dello scorso 4 marzo 2025, a firma di Gianni Trovati, nel quale si evidenziano le ingiuste e ingiustificabili differenze fra le retribuzioni dei dipendenti pubblici delle regioni degli enti locali – inferiori del 18,9% – e quelle di altre amministrazioni nazionali e centrali. Nell’articolo si da’ conto di proteste provenienti da varie direzioni rispetto a questa situazione, ma non si evidenzia sufficientemente una circostanza: che una quota rilevante del gap esistente dipende dallo stallo in cui si trovano le contrattazioni in ARAN dei comparti enti locali e sanità. In quei comparti sono maggioritarie e/o fortemente influenti alcune sigle sindacali ben individuate che si collocano in una posizione politica anti-governativa e che sono orientate a non pervenire alla conclusione delle trattative, con i relativi benfici economici alle categorie rappresentate.
Senza voler minimamente impaludarsi nell’agone della contesa politica, non si può fare a meno di osservare che la pubblica amministrazione e coloro che la rappresentano – o ne rappresentano i dipendenti – non dovrebbero mai utilizzare la burocrazia come strumento né lotta né di supporto ai governi in carica. La burocrazia – cioè la sanità, la scuola, la previdenza, l’ordine pubblico e via così – sono beni della comunità nazionale nel suo complesso e vanno tenuti fuori e al di sopra delle contese politiche di breve momento. Ciò che sta accadendo rispecchia, invece, una triste tradizione italiana di scarso rispetto per la funzione amministrativa pubblica e di utilizzo della burocrazia e dei suoi dipendenti per azioni estranee al suo buon funzionamento.
Giuseppe Beato
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