VEDI ANCHE: I DATI ERRATI DELL’OCSE SULLE RETRIBUZIONI DEI DIRIGENTI PUBBLICI ITALIANI
Se nei politici di bassa lega la svalutazione della dirigenza pubblica ha una sua ragion d’essere perché li rende padroni assoluti delle Amministrazioni pubbliche, per i grandi giornali d’informazione sfugge il motivo della diffusa “acredine editoriale”: chissà , forse collegano i cattivi servizi mediamente resi dalla PA e i dirigenti pubblici. Se è così, si dimentica sempre che le leggi che presidiano al funzionamento degli uffici pubblici le fanno i politici e non i dirigenti pubblici.
Comunque sia, vari grandi quotidiani ( vedi qui “La Repubblica”, Il Corriere della Sera, “Il Messaggero”) non hanno perso l’occasione giorni fa per interpretare in modo parziale e distorto i dati diffusi dall’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) in ordine alle retribuzioni dei dirigenti e dei dipendenti pubblici. L’argomento più risibile é stato “Un dirigente guadagna dieci volte lo stipendio di un commesso di scuola“; si sono distinti sul punto niente di meno che Sole 24 Ore (vedi) e Corriere della Sera (vedi) .
Queste affermazioni sono degne di una conversazione al mercato degli ortaggi: nessuno si è sognato di fare un simile paragone solo 5 mesi fa, quando sono stati pubblicati i dati delle retribuzioni dei top manager privati meglio pagati (vedi qui sotto)
Sarebbe sciocco “allarmare” l’attenzione del lettore sul fatto che lo stipendio annuo di 54 milioni di euro di Sergio Marchionne é pari a 2000 volte la retribuzione di un giovane precario a partita IVA, perché si dà per assodato che queste sono le possibilità connesse al funzionamento di un sistema economico basato sul libero mercato. E’ sbagliato? Discutiamone senz’altro, ma senza tirare in ballo l’argomento solo quando si parla di dirigenza pubblica. A chi giova tutto questo?
Inoltre, i professionisti della carta stampata indirizzano le idee del lettore confondendo i “picchi” con le “medie”, errore intenzionale – o colposo – molto grave.
Allo scopo di rendere un servizio ai nostri lettori, abbiamo avvicinato il dato ARAN 2014 sugli “Occupati nella PA” a quello – sempre ARAN 2014 – relativo alle “Retribuzioni medie per tipologia di rapporto di lavoro” ( vedi qui direttamente sul sito). Ne é “uscita” una tabella di consultazione molto più facile e immediata, che fa giustizia delle inesattezze riportate dalla quasi totalità dei quotidiani.
Numero e retribuzioni medie 2014 dei dirigenti pubblici italiani
La lettura sintetica dei dati ARAN ci consegna le seguenti evidenze:
- Le retribuzioni qualificate dai quotidiani come “dei dirigenti pubblici” – pari a più di 200.000 euro l’anno – si riferiscono a n. 164 dirigenti pubblici (i dirigenti di 1a fascia delle Agenzie fiscali e degli Enti pubblici non economici) su circa 168.000 dirigenti pubblici. Come é possibile ingannare i lettori in una tale maniera? Se poi confrontiamo questi “picchi” retributivi con quelli dei dirigenti privati (vedi sopra), ci rendiamo conto che i titolari di funzioni pubbliche di una delicatezza assoluta vengono retribuiti in misura fortemente inferiore rispetto ai colleghi delle imprese private.
- Le retribuzioni medie del grosso dei dirigenti amministrativi oscillano fra i 75.000 e i 95.000 euro, con picchi superiori a tali importi per i dirigenti di 2a fascia degli Enti pubblici non economici (127.606 euro per 737 dirigenti), delle Agenzie fiscali (111.453 euro per 517 dirigenti), delle Autorità indipendenti (159.445 euro per 249 dirigenti), dell’ENAC (126.586 euro per 63 dirigenti), degli enti – cosiddetti articolo 60 – che “producono servizi di pubblica utilità” (116.976 euro per 209 dirigenti);
- Sono i dirigenti non amministrativi (Presidi, Medici, Tecnici del Servizio sanitario nazionale) le categorie più penalizzate rispetto alla media dei dirigenti pubblici, con picchi inferiori intorno ai 62.000 euro (dirigenti scolastici e dirigenti sanitari non medici). Il personale medico del Servizio sanitario nazionale percepisce retribuzioni medie inferiori a quelle dei dirigenti amministrativi (73.019 euro annui). Da sottolineare infine che i dirigenti non amministrativi sono il grosso della dirigenza pubblica (n. 136.701 su un totale di 167.842 dirigenti pubblici italiani).
Il dato problematico che emerge dai dati ARAN é, ancor più nel contesto dell’ormai conclamato principio del ruolo unico, la differenziazione delle retribuzioni fra i dirigenti; essa non é legata in modo predominante – come dovrebbe – alle differenti posizioni di responsabilità dirigenziale, ma é dovunque il retaggio di “sistemazioni” corporative che alcune Amministrazioni pubbliche sono riuscite (o non sono riuscite) nel tempo “a spuntare” nel gioco variegato dei contratti pubblici, delle leggi e delle leggine. Questo é un punto di caduta notevole, anche rispetto a Ordinamenti dirigenziali consimili in cui le forbici retributive sono legate all’importanza e al peso della funzione svolta e non alla collocazione in questa o quella realtà amministrativa. Non sarebbe corretto intervenire con un tratto di penna per modificare situazioni stratificatesi nel tempo. Tuttavia sarebbe necessaria – e non esiste – un’autorità pubblica realmente indipendente e responsabile verso il Parlamento, capace di governare l’intero sistema delle retribuzioni e riorientare nel medio periodo l’asse retributivo dei dirigenti pubblici, nel senso del merito individuale e non dell’appartenenza alla “categoria”.
Sfatiamo, infine, un’ultima fantasia preconcetta: i dirigenti pubblici, nella media, non “guadagnano di più dei dirigenti privati“, ma sono collocati in valori pressoché corrispondenti. Si veda in tal senso uno studio di Job Pricing dello scorso anno 2015 – vedi – che analizza diffusamente le retribuzioni dei manager privati.