E’ costume di questo sito non prendere posizioni strettamente “politiche”, nel senso del parteggiare per questa o quella tesi, ma di cercare di offrire al lettore elementi utili per maturare una propria opinione informata. Nella questione del “reddito minimo” – materia classica nella quale lo Stato Ordinamento pone le regole di funzionamento del sistema socio-economico – c’è da ricordare (come evidenziato in un articolo de “La Repubblica di oggi –vedi qui ) che la sua introduzione in Italia incontra la ferma opposizione della Confindustria e dei sindacati. La tabella qui sopra, pubblicata dal quotidiano citato, rende evidente invece che 22 Stati dei 27 dell’Unione europea hanno nel loro ordinamento l’istituto del “reddito minimo” (corrispettivo minimo di lavoro stabilito per legge, da non confondere col cosiddetto “reddito di cittadinanza” che è un’erogazione dello Stato e si rivolge ai non occupati). In Germania peraltro, é stato introdotto dal 2015 il salario minimo a 8,50 euro all’ora – vedi qui: la legge fu elaborata dal Ministero del Lavoro guidato all’epoca dalla socialdemocratica Andrea Nakles.
Pubblichiamo, infine, il testo integrale del Rapporto di pochi giorni fa dell’Eurofound (agenzia di ricerche dell’Unione Europea – vedi) contenente i dati statistici aggiornati sui redditi minimi nei Paesi UE – si veda in particolare la tavola 3 a pagina 4; da sottolineare anche il dato relativo all’evoluzione dell’incidenza del reddito minimo dall’anno 2010 a oggi (pagina 8)