Le pubbliche amministrazioni sono decine di migliaia in Italia e ognuna di esse ha una sua storia e sue dinamiche. Tuttavia, per quanto riguarda le amministrazioni pubbliche di grandi dimensioni, nazionali e locali, è possibile raccontare una “storia dell’informatica” molto diversa dagli immancabili e incontrovertibili orizzonti di gloria predicati ogni anno dalle grandi società ai ForumPA da queste sponsorizzati da decenni.
Più crudamente, la funzione informatica è ormai il più importante motore strategico nell’organizzazione delle funzioni burocratiche pubbliche, completamente sottratto al controllo delle amministrazioni.
Ci fu un tempo, quaranta anni fa, in cui alcune amministrazioni pubbliche “pioniere” si organizzarono al proprio interno dotandosi di una proprio Centro Elaborazione Dati, di personale informatico interno e di tecnici di hardware: forse nessuno più ricorda gli antichi Istituti di previdenza del Ministero del Tesoro, la dg Servizi Periferici del Tesoro, lo stesso INPS. Oggi quel patrimonio di professionalità pubbliche è completamente dissolto, travolto per di più da un blocco del turn-over durato circa venti anni. Società informatiche esterne provvedono a “intervistare” il personale degli enti, a predisporre specifiche funzionali e a fornire i programmi/applicativi necessari per i processi amministrativi. Il dominio delle società informatiche sulla pubblica amministrazione può essere facilmente soppesato al solo pensiero che, in mancanza di risorse interne, la valutazione del prezzo dei prodotti offerti è completamente sottratta a un giudizio bilaterale. Non solo: il know how dei processi amministrativi è trasferito alla conoscenza di esterni delle pubbliche amministrazioni.
Lo stesso PNRR, nonostante i circa 35 miliardi di euro appostati per gli investimenti informatici, è molto vago e reticente in fatto di professionalità tecniche interne nelle pubbliche amministrazioni.
Il modo in cui si è arrivati a una situazione dominante – in cui è SCONTATO l’affidamento all’esterno di funzioni informatiche pubbliche – può essere raccontato in modi diversi, molti dei quali molto maliziosi. Qui sotto noi presentiamo questa storia così come ce la racconta un funzionario di sede provinciale dell’INAIL che ha vissuto queste vicende – dal proprio osservatorio di lavoro – fin dagli albori dell’introduzione dell’informatica in quell’istituto.
Buona lettura.