Da circa 20 anni – con stucchevole regolarità – i governi che si susseguono alla guida del Paese presentano fra i loro bigliettini da visita il tema della “riforma della governance degli enti previdenziali“. La problematica potrebbe essere di grande interesse (si tratta, per l’INPS, del governo di una macchina amministrativa pubblica che gestisce annualmente la stratosferica cifra 800 miliardi di euro fra entrate uscite e per l’INAIL dell’amministrazione di sostanziosi avanzi finanziari), se non si riducesse ad una mera questione di poltrone da assegnare o da togliere.
Ciò che non finisce mai di stupire é l’abilità di presentare come “novità” una minestra riscaldata come questa. Per chi sia interessato a riprendere le fila di un discorso antico e mai risolto, riproponiamo tre materiali di riflessione; rispettivamente:
- un nostro articolo dell’aprile 2014, poco dopo le dimissioni di Antonio Mastrapasqua travolto dagli scandali, che faceva il punto sull’intera questione – clicca qui;
- la relazione della “commissione Fornero” del 2012, presieduta da Giovanni Valotti – clicca qui – corredata dai tre disegni di legge che in qualche modo ne fecero da corona;
- un antica riflessione dell’anno 2002 che dà conto di come i problemi di una cattiva previsione legislativa della governance di questi Enti esistesse ben prima della legge del 2010 che abolì il Consiglio di Amministrazione e creò la figura monocratica e solitaria del Presidente unico – clicca qui.