Riprendiamo dal magazine online Leadership & Management un interessantissimo saggio di Lorenzo Ieva, magistrato del T.A.R. il quale, dopo un breve excursus storico-filosofico sull’evoluzione del concetto di merito, traccia un quadro convincente e utile delle componenti mentali e comportamentali che, insieme, ne costituiscono il contenuto: l’intelligenza (o talento innato), la cultura (o sapere), l’esperienza (o perizia) e l’impegno (o energia). Su queste componenti si potrebbe addirittura costruire dei parametri di misurazione burocratica del merito!
Comunque, l’interesse del saggio dello IEVA, ci pare stia anche nelle sue conclusioni di natura sia etica che politica. Le riportiamo letteralmente: 1. La formula della meritocrazia da noi proposta dimostra molto chiaramente che solo l’individuo di talento, colto e d’esperienza, che si muova con la giusta energia, merita quel che ottiene e vuole.
2. La sommatoria dei risultati di vertice raggiunti da pochi individui di merito determina poi lo sviluppo d’insieme di una comunità. Non certo la sommatoria dei risultati mediani espressi dalla mediocrità di molti individui, che semmai ne costituiscono il mero contorno.
La conclusione n. 2 viene fatta collegata strettamente pensiero di Wilfredo Pareto in ordine alla dinamica e circolazione delle elites: egli scrisse come “sia davvero di vitale importanza, per la classe dirigente (o élite), che ai luoghi di responsabilità venga preposto solo chi sia adatto alla funzione da svolgere, premiando il merito della persona, talché la società tende (o dovrebbe tendere) a essere guidata dalla parte migliore della comunità. Laddove ciò non accada, ossia le istituzioni che governano la comunità non siano inclusive degli individui migliori vengono dunque a generarsi pericolosi sommovimenti, anche violenti, che finiscono per sovvertire l’ordine costituito”.
Buona lettura .
Lorenzo Ieva – La formula della meritocrazia