Le notizie che provengono dalla Magistratura sui casi dei dipendenti del Comune di Sanremo (vedi qui), sull’ANAS (vedi qui) e sull’INPS (pagamento incentivi – vedi qui) si prestano poco ai distinguo: forse, ci si può chiedere quanto fosse esteso il malaffare nella dirigenza ANAS, tutte da vedere e da inquadrare le notizie riguardanti gli ispettori INPS. Ma, indubbiamente, nel polverone che ormai non risparmia nessuno, la vergogna è tanta per i tanti onesti che pure pervicacemente continuano ad esserci e ad operare.
Sono notizie dirompenti non solo in sé, ma anche per il modo protervo in cui le persone indagate sembrano aver operato per anni.
Fatti di questo genere tolgono argomenti a chi come noi crede ancora nel valore e nella necessità di una differenziazione nella gestione dei servizi pubblici rispetto alle imprese private, giustificata dalla diversità della natura delle attività svolte. Bisogna essere “all’altezza” dei privilegi che la società concede: uno su tutti per gli impiegati pubblici: la maggiore sicurezza della conservazione del posto di lavoro e l’essere fuori da logiche di riassestamento del personale in termini di migliaia di esuberi, ai quali tutto il mondo del lavoro privato è periodicamente soggetto.
I dirigenti e gli impiegati pubblici dovrebbero essere il riferimento etico/civile privilegiato, l’esempio da seguire. Non è uno scenario impossibile o precluso al nostro popolo: basta guardare ai Carabinieri (o alla gran maggioranza delle Forze dell’Ordine). Invece, siamo ai primi posti nella classifica OCSE della corruzione pubblica ( vedi qui) e la sequela degli scandali che vede protagoniste Amministrazioni pubbliche sembra essere un fiume in piena.
C’è un problema di “rilassamento etico” – ottimamente descritto da Michele Serra ne La Repubblica di ieri riportato qui sotto- che riguarda tutti, non solo i pubblici dipendenti. Ma c’è anche la necessità stringente di una maggiore severità e rigore nella gestione delle Pubbliche amministrazioni (centrali e territoriali, statali e delle autonomie): va attuato un vero sistema di valutazione di Amministrazioni, dirigenti e personale (non la burla in vigore da più di venti anni – vedi qui), vanno ripristinati i controlli successivi esterni sugli atti che in una parte preponderante delle amministrazioni pubbliche sono stati letteralmente smantellati (vedi qui), va introdotta e protetta – al posto delle tante inutili “carte” di piani anticorruzione e per la trasparenza – la figura del Whistleblower (funzionante in USA e in Gran Bretagna – vedi qui) e vanno pubblicati sui siti internet di ciascuna delle 10.000 amministrazioni pubbliche gli atti di assegnazione degli appalti – tutti gli atti finali ( vedi qui)– perché questo consente di innescare un sistema di controllo sociale che sarebbe un potentissimo disincentivo per gli innumerevoli furbetti che oggi agiscono nell’ombra e al riparo di un sistema inesistente di controlli. Basterebbe poco, ma non si fa.