A pensarci bene, ciò che colpisce di questo corsivo dell’Espresso (n. 36, 11 sett 2014 – vedi qui sotto) non è tanto che le affermazioni provengano da un filosofo, quanto soprattutto il fatto che siano pronunciate da uno che ha fatto il Sindaco di Venezia per 5 anni, e che, vivaddio, l’Amministrazione pubblica la conosce.
Massimo Cacciari, partendo dall’idea di “governo dello Stato” nel pensiero del Presidente Renzi – tutta incentrata quest’ultima sul “primato della politica”, analizza il rapporto fra politica e dirigenza pubblica italiana.
Cacciari afferma fra l’altro: “…..che la nostra pubblica amministrazione sia inefficiente risulta da dati di fatto incontestabili: giustizia, costi per fare impresa, addirittura per pagare le tasse, per ottenere ogni sorta di servizi. Ma ciò non dipende forse, oltre che dal coacervo e sovrapposizione di leggi illeggibili (perché non si è partiti dalla “semplificazione”?), proprio dal fatto che non si è mai voluto una burocrazia preparata, intelligente, responsabile, e se ne è sempre auspicata la “obbedienza”?..”. Con ciò egli pone il problema, mai risolto, del ruolo della dirigenza pubblica in Italia: mero strumento di attuazione della volontà del principe, oppure, come in Francia e in Inghilterra, compagine “forte-dotata di senso dello Stato e perciò di responsabilità nei confronti dell’autorità politica”? Sullo sfondo del ragionamento di Cacciari si intravede anche il pensiero di un altro grande maître a penser: Giuseppe De Rita, il quale, già 4 mesi fa aveva individuato nelle linee di riforma della Pa del governo Renzi il persistere della tendenza alla progressiva esautorazione dei corpi intermedi della società civile, che cominciò a manifestarsi negli anni ’80 nel corso dell'”era Craxi” (vedi qui dal Corsera del 6 maggio 2014).
Massimo Cacciari – Se tutto il potere finisce in mano al sovrano – 5 sett 2014.