Tavola rotonda sugli aspetti giuridici della riforma del pubblico impiego

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Nell’ambito del master inter-universitario (Sapienza, Roma Tre, LUISSTor Vergata) sul diritto amministrativo si è svolta il giorno 22 aprile 2017 una tavola rotonda coordinata dal dr. Valerio Talamo, dirigente del Dipartimento della Funzione Pubblica, sugli aspetti giuridici che caratterizzano la “Nuova riforma del lavoro pubblico” – oggi ancora all’esame del Parlamento (vedi atto governo n. 393 del 2017).

Qui sotto puoi cliccare per ascoltare la videoregistrazione degli interventi Continua a leggere

Galli Della Loggia: il caso del Comune di Roma come paradigma di malgoverno amministrativo.

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Segnaliamo e riproduciamo il fondo di Ernesto Galli della Loggia apparso sul Corriere della Sera dello scorso 28 dicembre 2016 (vedi qui): il suo pregio fondamentale è quello di leggere la problematica dei “mali del comune di Roma” astraendo dalla cronachistica recente e analizzandone le cause strutturali. Continua a leggere

Un Cassese d’annata – Il regime dei dirigenti pubblici e la sua modifica costituzionale.

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La “riforma” della dirigenza pubblica tentata dal governo Renzi –  e i suoi indubbi effetti di lesione del principio dell’imparzialità e della neutralità dell’azione degli uffici pubblici – non costituiva un “fulmine a ciel sereno” Continua a leggere

Dirigenza pubblica: prove di connessione reciproca.

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La dirigenza pubblica del nostro Paese – chi scrive non intende eludere sé stesso da questa valutazione – ha vissuto gli ultimi trent’anni ritenendo che le prerogative che le riconoscevano gli articoli 97 e 98 della Carta costituzionale potessero tenerla al riparo da “tsunami riformatori”: Continua a leggere

Dirigenti pubblici in balia della politica.

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E’ stata pubblicata sul Corriere della Sera di ieri 1° giugno 2016 una  lettera a firma di Lamberto Dini (ex Presidente del Consiglio dei Ministri), Giancarlo Capaldo (Procuratore aggiunto di Roma) e Luigi Mazzella (ex-Ministro della funzione pubblica ed ex-giudice della Corte costituzionale), a nome dell’Associazione culturale il Periscopio (vedi). Il contenuto di questa lettera é sintetizzato dal titolo: dirigenti pubblici in balia della classe politica. Ne riproduciamo il testo, pur consapevoli che la discussione sul regime della dirigenza vede oggi prevalere correnti di pensiero (vedi qui il convegno Bocconi dello scorso febbraio 2016) e una legislazione vigente (vedi qui l’intervento di Valerio Talamo al ForumPa) che consente impunemente ai vertici politici delle pubbliche amministrazioni di disporre a piacimento delle nomine e delle rimozioni dei suoi dirigenti (vedi qui, invece, la cura massima che nella legislazione U.S.A. viene dedicata al regime della dirigenza delle Agenzie e delle Autorità indipendenti). Il fenomeno è ormai endemico e, ciò che è più grave, viene accostato e giustificato con i princìpi dello spoils system statunitense, che sono tutt’altra cosa (vedi qui). Il caso del dr. Roberto Alesse – citato nell’articolo – non è isolato, ma si riproduce ormai quotidianamente – e il più delle volte in segrete stanze e nel silenzio assoluto della stampa – negli incarichi più delicati dei Ministeri , degli Enti pubblici non economici nazionali e di ricerca, delle Regioni  e nei Comuni (vedi).

Sullo sfondo un ceto politico generalmente di scarsa levatura che avverte la dirigenza pubblica come un ostacolo e non come la risorsa più importante per l’attuazione di tutte le politiche pubbliche di questo Paese.

 Dirigenti pubblici in balia della politica

La rimozione della dr.ssa Sabbadini dell’ISTAT e lo spoils system all’italiana.

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Lasciamo al suo eccellente curriculum, alle perplessità manifestate alla stampa dalla Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli (vedi)  e agli articoli di giornali di più grande diffusione le valutazioni unanimi – alle quali ci associamo – sul valore professionale della dr.ssa Linda Laura Sabbadini, già Capo Dipartimento all’Istat, rimossa dal suo incarico in virtù di un deliberato del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto (vedi fra i tanti Corriere della Sera, Secolo XIX e Huffington post). Continua a leggere

Alfredo Ferrante – Dirigenza pubblica a rischio caos.

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Pubblichiamo il link a un articolo pubblicato su  La Voce.info dello scorso 31.12.2015 di Alfredo Ferrante, Presidente dell’Associazione ex-allievi della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, nel quale vengono lucidamente analizzate la conseguenze che rischiano di derivare dalle previsioni dell‘articolo 11 della legge n. 124/2015  “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” – vedi – in ordine al regime della dirigenza pubblica italiana. Condividiamo in toto analisi e valutazione sui rischi a cui porta la prevista sostanziale cancellazione del diritto all’incarico, in radicale dissenso da tutte quelle “correnti di pensiero” che ritengono che la chiave per un buon governo della Pubblica amministrazione stia nella precarizzazione del ruolo dirigenziale sul modello dell’impresa privata (clicca qui per approfondire). Al contrario,  la compressione del principio della stabilità del posto dirigenziale, già posto in grave difficoltà da vent’anni di interventi legislativi (vedi qui l’excursus storico-normativo), da tempo manifesta nelle evidenze degli scandali emersi la lesione di quel principio di imparzialità amministrativa, che, lungi dall’ essere un pretesto sostenuto dalla dirigenza pubblica per difendere i suoi interessi corporativi, è (sarebbe) una garanzia per tutti.

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Link all’articolo di Alfredo Ferrante su La Voce.info – la dirigenza pubblica a rischio caos

La Repubblica – una burocrazia con troppi dirigenti pubblici, strapagati e inamovibili.

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La Repubblica – Affari e finanza dello scorso 11 maggio 2015 – entra con vigore nel novero dei grandi quotidiani d’informazione schierati contro la “Burocrazia dei mandarini: una riforma per rottamarli” (titolo dell’articolo). Le argomentazioni sono come sempre accompagnate dal supporto di accattivanti grafici che presentano dati la cui fonte viene citata genericamente (più circostanziati i riferimenti presenti sul sito del ForumPa 2015 – clicca qui). Tre sostanzialmente le affermazioni sulla dirigenza pubblica; a) numero eccessivo dei dirigenti pubblici; b) dirigenti pubblici strapagati; c) inamovibilità dei dirigenti pubblici.

La disinformazione in questi tre ambiti è enorme, anche fra gli studiosi.

Sui punti a) e b) rinviamo alle nostre elaborazioni su  “Retribuzioni medie e rapporto dirigenti/dipendenti nelle Amministrazioni pubbliche italiane” (clicca qui).

Sul punto c) rinviamo al pensiero esposto da Valerio Talamo nel corso del Forum della PA 2014, nel corso del quale dimostrò che lo status del dirigente pubblico, legibus sic stantibus, é quello della “precarietà” e non dell’inamovibilità (clicca qui)   e all’articolo di Antonio Zucaro sui Capi di Gabinetto ministeriali – prevalentemente non dirigenti pubblici, ma magistrati amministrativi – che sono i veri e unici mandarini dell’Amministrazione pubblica (clicca qui)

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La riforma della pubblica amministrazione e il regime della dirigenza pubblica.

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Non convince la riforma del regime della dirigenza pubblica contenuto nel ddl n. 1577/2014. Fervono dibattiti, dichiarazioni pubbliche e convegni dove i relatori si impegnano a delineare una figura ideale del dirigente pubblico che non corrisponde per niente al ruolo che questi ricoprono e svolgono negli altri Paesi avanzati; le parole d’ordine pronunciate dai più sono: “privatizzare il rapporto d’impiego del dirigente” “omologare il suo stato di servizio a quello dei dirigenti privati”. Principio generale  condivisibile – pur nell’alveo degli articoli 97 e 98 della Costituzione – salvo andare ad esaminare nel concreto come il disegno di legge sta andando a declinare  tali principi. Segnaliamo in proposito le condivisibili osservazioni sviluppate da Alfredo Ferrante, Presidente dell’Associazione allievi della Scuola superiore della PA sul sito “Le formiche. net ” – vedi qui: Il giro di boa della riforma della PA: un bilancio amaro. La preoccupazione – meglio, la sicurezza – é che, cavalcando l’onda di una fortissima disaffezione dell’opinione pubblica verso un’Amministrazione pubblica  non all’altezza del proprio ruolo fondamentale – una classe politica disattenta e superficiale sia decisa a precarizzare definitivamente lo status della dirigenza pubblica (vedi qui), senza un vero disegno di fondo di ripensamento complessivo della Pubblica amministrazione.

Roma Mafia – Tre questioni di natura amministrativa.

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Dallo scandalo Roma mafia, a proposito del quale l’evento futuro da temere su tutti è che venga progressivamente dimenticato e derubricato, emergono tre temi specifici riguardanti il funzionamento della pubblica amministrazione. Tali temi sono: 1) il controllo sugli atti degli Enti locali; 2) la confusione, elusione delle norme che regolano il lavoro pubblico (concorsi, assunzioni, rapporti di lavoro, controlli, bilanci, procedure d’appalto, spese in genere)  attraverso l‘esternalizazione di compiti istituzionali a società partecipate operanti in regime di diritto privato; 3) lo status giuridico dei dirigenti coinvolti nello scandalo. Continua a leggere

Statuto

 

 ATTO COSTITUTIVO

(presso il notaio Giuseppe Pennacchio in data 3 luglio 2007)

ART. 1

 Con il presente Atto è costituita in Roma l’Associazione “Nuova Etica Pubblica ”, da parte dei seguenti soci fondatori:

  • Augusto Zucaro;
  • Gaetano Tatò;
  • Antonio Zucaro;
  • Giuseppe Favale;
  • Antonio Caponetto;
  • Giuseppe Arru;
  • Giovanni Cardegna;
  • Leonardo Nardella;
  • Luca Marcello Soda;
  • Fabrizio Manca;
  • Massimo Fasoli;
  • Daniela Carlà;
  • Giuseppe Beato;
  • Valerio Talamo;
  • Giovanni Zarro.

L’ Associazione è regolata dall’ allegato Statuto, approvato e sottoscritto dai soci fondatori  congiuntamente al presente Atto.

 ART. 2

 I soci fondatori si costituiscono in Comitato promotore dell’ Associazione, avviando la raccolta di adesioni, fino al conseguimento di un numero di iscritti che il Comitato promotore, con apposita delibera, riterrà adeguato alla piena applicazione dello Statuto, con la convocazione della prima Assemblea dei soci e l’ elezione degli organi sociali.

Fino a tale delibera, il Comitato promotore assume i poteri del Consiglio direttivo, eleggendo come Presidente il socio Antonio Zucaro, come Segretario generale il socio Giuseppe Arru e come Tesoriere il socio Fabrizio Manca allo scopo di avviare le attività dell’ Associazione.

n.d.r.: nell’anno 2012 l’Assemblea dei soci  ha eletto Presidente dell’Ass. Antonio ZUCARO, Segretario generale Giuseppe BEATO, Tesoriere Alessandro TOMBOLINI

 ART. 3

La sede dell’Associazione è provvisoriamente stabilita presso la sede di FP CIDA. Via Nazionale 75, 00184 Roma.

L’ammontare della quota associativa annuale è provvisoriamente fissato fino alla prima Assemblea generale dei Soci nelle seguenti misure:

  • per i Soci ordinari euro 20 (venti) fissi ;
  • per i Soci sostenitori la misura è libera, da un minimo di euro 100 (cento).

Il Comitato promotore, autorizza il Presidente alla stipulazione di una convenzione con la Federazione FP CIDA. per l’ uso dei locali e dei servizi di questa da parte dell’Associazione.

 

STATUTO

 ART. 1

( Natura e scopo sociale )

L’Associazione “Nuova Etica Pubblica” ha carattere volontario e non ha fini di lucro. Essa è apartitica, e si propone di contribuire alla riforma della politica, dei poteri pubblici e delle pubbliche amministrazioni, sottraendoli all’ autoreferenzialità e agli interessi particolari per ricondurli al perseguimento degli interessi generali e dei fini istituzionali.

ART.2

( Finalità )

Per realizzare lo scopo sociale, l’ Associazione intende:

a)    sollecitare le forze politiche, sociali, economiche, ad una riforma della politica in direzione di uno snellimento delle strutture e degli apparati esistenti, e di una loro riconversione a sostegno della partecipazione dei cittadini; riduzione programmata dei finanziamenti pubblici agli apparati politici per spese elettorali e giornali collegati;

b) promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica ed alle scelte politiche ed amministrative, in modo sistematico, organizzato e trasparente, attraverso:

–       primarie per l’ individuazione dei candidati alle cariche elettive;

–       informazione e rendicontazione, anche per via informatica, sull’ operato di istituzioni ed amministrazioni;

–       discussione pubblica dei bilanci delle istituzioni;

–       verifica pubblica dei risultati raggiunti dalle amministrazioni;

c) promuovere una riduzione consistente, pianificata e coordinata delle strutture e dei costi delle istituzioni, attraverso:

–       riforma costituzionale delle istituzioni rappresentative su tre livelli: Stato, Regione, Comune; sul territorio, si decideranno le aggregazioni e le articolazioni dei Comuni, nel rispetto dei vincoli di legge; redistribuzione delle funzioni e degli apparati conseguente al decentramento a parità di spesa totale;

–       riduzione generale dei membri delle assemblee elettive,  ai tre livelli;

–       definizione di tetti di spesa per gli organi costituzionali ed istituzionali, prendendo a riferimento i livelli di spesa degli organi analoghi nei maggiori Paesi dell’Unione Europea;

d) promuovere processi di riforma effettiva delle amministrazioni pubbliche e delle loro procedure, attraverso:

–       distinzione netta, nelle amministrazioni, tra personale di nomina politica, per la diretta collaborazione ai vertici politici, nominabile e revocabile a discrezione, entro un rigoroso tetto di spesa e personale di carriera, al servizio esclusivo della Nazione, assunto per concorso, promosso o revocato a seguito di valutazione obiettiva. Applicazione di tali regole anche a consorzi e società formati da istituzioni ed enti pubblici;

–       applicazione dei principi di responsabilità e rendicontazione agli organi di vertice di tutti gli Enti ed amministrazioni, a tutti i livelli istituzionali, anche con l’ istituzione di una funzione di controllo sull’opportunità ed economicità delle scelte operate

–       collegamento alla valutazione della professionalità e del merito della retribuzione e della carriera dei dirigenti, dei funzionari e di tutti i dipendenti pubblici.

ART. 3

 ( Attività)

Al fine di conseguire lo scopo sociale e le altre finalità statutarie l’Associazione:

a)    sollecita le forze politiche e gli altri soggetti istituzionali, privati ed associativi alla riforma della politica, delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni, favorendone la collaborazione a tali fini;

b)   promuove convegni, seminari di studio, conferenze, dibattiti ed altre iniziative di comunicazione, sul sito web e  anche sui media;

c)   sviluppa nuove iniziative attraverso la realizzazione  di (realizza) studi e programmi di ricerca anche in collaborazione con università e  istituzioni culturali e scientifiche nazionali e internazionali, interessate al miglioramento dell’operatività delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni, nonché allo sviluppo della partecipazione;

d)   favorisce la diffusione dell’innovazione stimolando e contribuendo (stimola e contribuisce) alla formazione continua del personale politico e delle figure professionali delle pubbliche amministrazioni, in particolare se coinvolte nella produzione e gestione di progetti di riforma (innovativi);

e)    partecipa a programmi di cooperazione, ricerca e sviluppo, promossi e/o finanziati dall’Unione Europea e da ogni altro organismo pubblico o privato, nazionale o internazionale.

Per la realizzazione degli scopi sociali l’Associazione può stipulare accordi con altre Associazioni aventi finalità analoghe.

ART. 4

( Soci )

L’Associazione si compone delle seguenti categorie di soci:  ordinari, sostenitori e onorari.

a)    Soci ordinari sono coloro che partecipano alla associazione a titolo personale.  La candidatura all’ iscrizione è proposta da almeno un socio e viene accolta o respinta dal Consiglio direttivo in carica, con decisione motivata. La qualifica di socio ordinario si perde, per morosità ultrannuale nel versamento della quota associativa, o per aver compiuto atti in grave contrasto con le finalità associative.

b)   Soci sostenitori sono le persone fisiche  che partecipano alla attività della associazione in qualità di esponenti o rappresentanti di istituzioni ed enti pubblici, privati, associativi e del terzo settore interessati all’attività dell’associazione.

c)   I soci onorari sono nominati dal Consiglio direttivo alla unanimità dei voti su proposta di almeno dieci soci sostenitori od ordinari, tra personalità di particolare rilievo nelle aree e nelle discipline oggetto dell’ attività dell’associazione. I soci onorari non sono obbligati al versamento della quota associativa e rimangono in tale qualità a vita.

I soci ordinari e i soci sostenitori sono tenuti a versare la quota associativa annuale stabilita per ciascuna categoria di soci dal Consiglio direttivo.

 ART. 5

( Organi )

Organi dell’ Associazione sono:

a)    l’Assemblea generale dei soci;

b)   il Consiglio direttivo;

c)   i Comitati Regionali;

d)   il Presidente;

e)    il Segretario generale;

f)    il Collegio dei revisori dei conti.

ART. 6

( Assemblea Generale ) 

L’Assemblea generale dei soci deve essere convocata almeno una volta all’ anno. Può essere convocata in seduta straordinaria su richiesta congiunta del Presidente e della maggioranza del Consiglio direttivo, oppure di un terzo dei soci ordinari.

In prima convocazione l’Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è regolarmente costituita con la presenza della metà più uno degli associati e delibera validamente a maggioranza dei presenti.

In seconda convocazione l’Assemblea, sia ordinaria che straordinaria, è regolarmente costituita qualunque sia il numero degli intervenuti e delibera validamente a maggioranza dei presenti.

L’Assemblea elegge i componenti del Consiglio direttivo e ne determina il numero.

L’Assemblea determina gli indirizzi generali dell’ attività dell’ Associazione e delibera le eventuali modifiche da apportare al presente Statuto. A tale ultimo fine è indispensabile, sia in prima che in seconda convocazione, il voto favorevole di almeno il trenta per cento degli associati aventi diritto. 

ART. 7

(Consiglio direttivo)

L’Associazione è retta da un Consiglio direttivo composto da un numero di soci variabile da un minimo di cinque, compresi il Presidente ed il Segretario generale,  fino ad un massimo di undici.

Il Consiglio direttivo predispone il piano delle attività, determina numero e composizione dei Comitati per settori di intervento, emana eventuali regolamenti, fissa le quote associative e delibera sull’ammissione di nuovi soci; può proporre all’Assemblea generale dei soci la nomina di soci onorari, delibera sui bilanci da sottoporre all’Assemblea, delibera accordi o convenzioni con i soggetti di cui all’ art.2, lett. b), nonché la costituzione o la partecipazione a società.

Il Consiglio direttivo elegge nel suo ambito il Presidente, il Segretario generale ed il Tesoriere, che può essere un socio ordinario, anche non appartenente al Consiglio.

Le cariche di Segretario generale e Tesoriere possono essere cumulate nella stessa persona.

Il Consiglio direttivo può eleggere nel suo ambito uno o due Vicepresidenti, qualora la sua composizione superi rispettivamente le sette o le dieci unità.

 ART. 8

( I Comitati  di indirizzo )

 Le attività dell’ Associazione si articolano per settori di intervento, individuati dal Comitato direttivo in coerenza alle finalità di cui all’ art. 2.

In ciascun settore il Consiglio direttivo nomina un Comitato di indirizzo, composto da soci dell’ Associazione e diretto da un coordinatore eletto dai componenti il Comitato medesimo.

Ciascun Comitato formula, di norma all’ inizio dell’ anno sociale, un piano di massima delle attività da svolgere relativamente al settore di intervento, ne segue la realizzazione e alla fine dell’ anno ne relaziona per iscritto al Consiglio direttivo.

Il Comitato può deliberare di far partecipare alle proprie attività anche singoli soggetti estranei all’ Associazione, e proporre al Consiglio direttivo accordi e convenzioni con i soggetti di cui all’ art.2, lett. b).

ART. 9

(I Comitati regionali )

L’ Associazione si organizza a livello territoriale in Comitati regionali, eventualmente articolati in delegazioni provinciali.

I Comitati regionali perseguono sul territorio gli scopi e le finalità dell’ Associazione, secondo le linee generali e gli indirizzi  espressi dal Consiglio direttivo e dai Comitati di settore.

Ciascun Comitato regionale è eletto dall’ assemblea degli iscritti all’ Associazione nella Regione, previa determinazione del numero dei suoi componenti; elegge al suo interno un Coordinatore; stabilisce le modalità del proprio funzionamento, anche prevedendo, col consenso dell’ assemblea degli iscritti, una maggiorazione del contributo associativo.

 ART.10

(Il Presidente )

Il Presidente rappresenta l’Associazione, presiede alle sue attività, convoca e dirige le riunioni del Consiglio direttivo e dell’Assemblea dei soci e ne fa eseguire le deliberazioni; ordina riscossioni e pagamenti, firma gli atti ufficiali.

Il Presidente può essere affiancato da uno o due Vicepresidenti, ai quali può delegare l’ esercizio di una parte dei propri poteri.

In caso di impedimento, anche temporaneo, del Presidente i suoi poteri sono esercitati dal Vicepresidente; in caso di più vicepresidenti, dal Vicepresidente più anziano; in caso di assenza di vicepresidenti, dal Segretario generale .

 ART. 11

(Il Segretario generale )

Il Segretario generale compila, unitamente al Tesoriere, i bilanci preventivi e consuntivi e li sottopone alla approvazione del Consiglio direttivo.

Il Segretario generale cura l’ amministrazione dell’ Associazione. In particolare, cura la tenuta e al conservazione del Libro dei soci, dei documenti amministrativi, dei libri dei verbali e delle Assemblee e di quelle delle sedute del Consiglio direttivo; provvede al disbrigo della corrispondenza, risponde del funzionamento dei servizi dell’Associazione, dell’osservanza dello Statuto, delle delibere e dei regolamenti.

Egli può essere delegato espressamente dal Presidente nei rapporti con Enti ed Uffici.

ART. 12

( Il Tesoriere )

Il Tesoriere provvede alla predisposizione ed alla conservazione dei documenti contabili, compresi il Libro “Cassa” e quello degli inventari; dispone, inoltre, la riscossione delle entrate ed il pagamento delle spese, effettuate a mezzo di ordinativi finanziari a firma congiunta sua e del Presidente.

Il Tesoriere ha in consegna i beni mobili ed immobili dell’Associazione.

ART. 13

( Il Collegio dei revisori )

Il Collegio dei revisori è composto da tre membri effettivi e due supplenti, nominati dal Consiglio direttivo, che eleggono al proprio interno il Presidente.

Il Collegio vigila sull’ andamento della gestione economica e finanziaria dell’ Associazione, e riscontra, controfirmandoli, l’ esattezza e la veridicità dei bilanci consuntivi.

ART.14

( Patrimonio )

Il patrimonio sociale dell’Associazione è costituito:

a)    dai beni mobili ed immobili di proprietà dell’Associazione;

b)   dalle quote associative;

c)   da contributi provenienti da privati, società, Enti pubblici e privati, Istituti di ricerca, anche esteri, erogazioni, donazioni, lasciti, legati, quote di partecipazione.

 ART. 15

( Scioglimento )

Lo scioglimento dell’Associazione deve essere deliberato dall’Assemblea con la maggioranza di almeno tre quarti degli associati a norma dell’articolo 21 del Codice Civile.

L’Assemblea degli Associati determinerà le modalità di liquidazione.

I beni patrimoniali dell’Associazione, risultanti dall’inventario, potranno essere devoluti a soggetti svolgenti attività ed aventi finalità consimili a quelle dell’ Associazione, previa apposita delibera dell’Assemblea di scioglimento.

 ART. 16

( Disposizioni finali e transitorie)

L’anno sociale e l’anno finanziario decorrono dal 1° gennaio al 31 dicembre.

Per tutto quanto non previsto dal presente Statuto valgono le disposizioni di legge in materia.

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