Ha fatto scalpore una lettera del prof. Pietro ICHINO al Corriere della Sera, 13 luglio 2013, nella quale egli ha raccontato le sue disavventure di cittadino quando si è recato agli sportelli dell’Agenzia delle Entrate per pagare la sua brava imposta di registro.
Allo stupore di ICHINO, professore universitario/polemista/politico, corrisponde il sentimento disilluso di un qualunque cittadino italiano, abituato da sempre alle manifestazioni dello Stato “sabaudo-borbonico-fascista”: il cittadino qualunque può, non raramente peraltro, essere fortunato e trovare dall’altra parte dello sportello un suo concittadino, impiegato pubblico, che lo aiuta e risolve il suo problema. Tuttavia, se manca dall’altra parte questa sensibilità civile, egli è completamente indifeso davanti all’arroganza, alla prepotenza e alla grettezza di chi sa di avere il possesso e il monopolio assoluto di dare soddisfazione a una specifica domanda di servizio pubblico.
Il problema non è, tuttavia, personale o “di costume”, ma di organizzazione di un SISTEMA amministrativo: se il rispetto dei diritti del cittadino è il principio prioritario, deve essere predisposto un adeguato percorso di valutazione degli atti e dei comportamenti dei singoli . Solo l’effettiva presenza di sistemi di valutazione e di premialità trasformerà le buone pratiche di alcuni singoli in CANONI OBBLIGATORI DI SISTEMA. Questo provocherà il prevalere dello spirito di servizio nei comportamenti quotidiani di tutti gli impiegati pubblici. Questo solo potrà allontanare il giudizio prevalente dei cittadini italiani su una “burocrazia” contemporaneamente odiata e temuta
Pubblichiamo, insieme all’articolo, anche i commenti apparsi sul sito del Corriere: vari, dissonanti, spesso strampalati come tutti i commenti di questo tipo, rivelano tutti comunque una frustrazione profonda di fronte a problemi che non si risolvono.
Corriere della Sera 13 luglio 2013 Ichino – la mia odissea per pagare una tassa
I commenti all’articolo di ICHINO sul Corriere.it