Ernesto Galli della Loggia, nel fondo sul Corriere della Sera del 24 gennaio 2014, individua il blocco burocratico-corporativo – composto da Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Authorithy, alta burocrazia (direttori generali, capigabinetto, capi degli uffici legislativi) altissimi funzionari degli Organi costituzionali, vertici delle fondazioni bancarie, membri dei cda delle società a partecipazione pubblica – come il vero potere forte che vanifica qualunque riforma disposta dal Parlamento. Il principale obiettivo del Blocco burocratico-corporativo è “quello di autoalimentarsi frenando qualunque cambiamento”. E’ talmente forte questo blocco burocratico-corporativo che è capace di rendere “il comando politico e suoi rappresentanti….subalterni alla sfera amministrativa” (vedi qui l’articolo).
Allo scopo di non confondere una parte con il tutto, va precisato che i circa 250.000 dirigenti pubblici ( 135.000 medici, 20.000 ufficiali di Polizia e Forze armate, 10.000 magistrati, 45.000 professori e ricercatori, 8.000 presidi, 16.000 dirigenti delle autonomie locali, 12.000 “burocrati ministeriali” e degli enti pubblici – vedi quadro sinottico allegato – DIRIGENTI e Alte professionliatà nella PA) faticano non poco a vedersi individuati come “potere forte” e temono fortemente qualunque rappresentazione del mondo della dirigenza pubblica che porti a confondere gli alti gradi dell’Amministrazione (poche migliaia) con un intero ceto produttivo che da sempre è stato oggetto, mai soggetto, dei progetti di innovazione della pubblica amministrazione.
Per quello che attiene, invece, all’analisi circostanziata di Galli della Loggia dei comportamenti del “blocco burocratico-ministeriale”, la deriva populistica in agguato si annida non tanto nell’analisi stessa, che è condivisibile. Ciò che dovrebbe distinguere un polemista da un agitatore politico é la capacità e volontà di far seguire all’analisi una proposta o un’idea di fuoriuscita, quale che possa essere. Altrimenti si offre in pasto ad un’opinione pubblica esasperata semplicemente un “colpevole”…… offrendo teste ad una auspicata quanto sconosciuta ghigliottina. Trasferendoci dalla “logica del forcone” a quella della proposta circostanziata, ripubblichiamo l’articolo di Antonio Zucaro, presidente dell’associazione Etica pa, severissimo, sulle attività non svolte dai Gabinetti ministeriali. Qui all’analisi segue un’idea precisa di riforma: a) ancorare l’attività dei Gabinetti, non solo e non tanto alla scrittura dei testi di legge e degli successivi decreti di attuazione, quanto vincolare la loro attività alla sistematica e scientifica ideazione ed attuazione delle politiche pubbliche disposte dalla politica; b) in stretta connessione alla proposta precedente, smontare la “monocoltura giuridico-amministrativo-contabile” nei Gabinetti, incrementando i contributi di economisti e statistici, indispensabili per svolgere le uniche vere funzioni sulle quali debbono essere valutati gli uffici di diretta collaborazione dei Ministri: la capacità di disegnare, a monte, e di monitorare e condurre ad attuazione, a valle, le politiche pubbliche così come vengono dettate dalle Leggi che il Parlamento produce.
Funzioni non svolte e attività reali dei Gabinetti ministeriali