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ANALISI E COMMENTI DEL CONTO PA 2010-2019, A CURA DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO
La Relazione annuale al Parlamento sul costo del lavoro pubblico, approvata dalla Corte dei Conti a Sezioni Riunite lo scorso luglio 2020, si basa essenzialmente su dati riferiti al 31 dicembre 2018, così come certificati dalla Ragioneria Generale dello Stato nel Conto annuale.
Salva la possibilità di leggere la versione integrale di tale documento – clicca qui per leggere, presentiamo qui di seguito una sintesi commentata dei risultati più significativi.
NUMERO E DISTRIBUZIONE DEI DIPENDENTI PUBBLICI
Il dato che meglio fotografa il mondo del pubblico impiego e presente nel seguente diagramma a torta (pag. 74 della relazione).
La parte del leone è costituita dai dipendenti della Scuola e degli Istituti artistici e musicali, con il 35,1% dell’intero personale pubblico. Segue il Servizio Sanitario Nazionale (20,1%) , il comparto Sicurezza e Difesa (16%) , Regioni ed enti Locali (13,1%) , più una serie di categorie più sotto dimensionate a livello numerico, fra le quali i Magistrati, i Diplomatici, i Prefetti, le Agenzie Fiscali. Colpiscono le dimensioni dei Ministeri e della Presidenza del Consiglio dei Ministri – un tempo forza predominante della Pubblica Amministrazione italiana e ora posizionate sul 4,6% del complessivo personale pubblico.
Le percentuali suddette corrispondono ai seguenti numeri assoluti, distribuiti per grandi categorie e per genere
I dipendenti pubblici delle amministrazioni censite annualmente dall’ISTAT (vedi qui l’aggiornamento al novembre 2020) sono più di 3 milioni e 200mila, con una netta prevalenza femminile e un trend complessivo in discesa rispetto al 2010 (numero 3.315.347) del 2,7%. Qui sotto il dato storico disaggregato per singoli comparti.
NOTA BENE: é compreso nel novero dei dipendenti pubblici , non solo il personale degli enti cosiddetti art. 70 comma 4 d lgs 165/2001 (CNEL, ENAC, UnionCamere, Ente spaziale italiano, autorità indipendenti, etc) e degli enti cosiddetti art. 60 comma 3 d lgs 165/2001 (enti pubblici economici), ma anche quello degli enti della “Lista S13 Istat (vedi qui) : come spiegato alle pagine 72 e 73 della Relazione della Corte, sono inseriti fra le unità istituzionali appartenenti al settore delle amministrazioni pubbliche – alla cui ricognizione annuale é tenuto l’ISTAT (vedi qui il censimento del novembre 2020) – al di là della natura giuridica posseduta, in quanto produttori di “beni e servizi non designabili alla vendita (no market) la cui produzione è destinata a consumi collettivi e individuali. e sono finanziate da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori, nonché dalle unità istituzionali la cui funzione principale consiste nella redistribuzione del reddito della ricchezza del paese “
ETA’ MEDIA DEI DIPENDENTI PUBBLICI
E’ quella sintetizzata dall’elaborazione delle Corte dei Conti qui sotto (pag. 83 della Relazione).
La media generale è 51 anni. Colpisce, peraltro, il fatto che l’età media delle amministrazioni centrali (55 anni) sia superiore non solo di quella del comparto Sicurezza -Difesa, ma anche della stessa Magistratura (50 anni)!
RETRIBUZIONI MEDIE PUBBLICHE E PRIVATE
La retribuzione annua media lorda per l’anno 2018 dei dipendenti si attesta su un impero complessivo di 36.013 €, disaggregato in modo di cui alla tabella seguente (pag. 100)
Il dato retributivo dei dipendenti pubblici può essere utilmente messo a confronto con le retribuzioni medie annue del settore privato (la rilevazione dell’ISTAT é recentissima, del 18 marzo 2021- vedi qui “La struttura-costo-del-lavoro”). La tabella qui sotto indica in 36.610 € l’importo della Retribuzione annua lorda nell’industria in senso stretto e in 35.062 € l’importo medio totale comprensivo anche dei servizi pubblici: in pratica le retribuzioni annue lorde medie del settore pubblico e di quello privato nel 2018 viaggiavano in quasi perfetto parallelo. Da notare che la rilevazione in questione è stata condotta col metodo europeo RCL- SES (Labour Cost Survey- Strutture of Earning Survey – vedi qui spiegazione) che esclude dal computo della RAL il settore agricolo e le imprese con meno di 10 dipendenti.
LA DIRIGENZA PUBBLICA
Qui sotto una tabella di rielaborazione dei dati della Relazione della Corte dei Conti. L’evoluzione quantitativa dal 2010 può essere apprezzata nelle tabelle più sopra. I dirigenti pubblici italiani sono circa 178.000; la stragrande maggioranza è costituita da Medici, Tecnici e Dirigenti Scolastici (133.000). I dirigenti amministrativi sono circa 22. 000, equivalenti al numero di ufficiali di Polizia e delle Forze Armate, circa la metà dei professori e ricercatori universitari. I dirigenti ministeriali e centrali in genere sono oggi circa 7.500.
CONFRONTI INTERNAZIONALI
Numero dipendenti e rapporto con i residenti e col resto degli occupati
Si tratta di confronti che segnalano chiaramente una consistenza del personale pubblico italiano NON superiore a quella degli impiegati pubblici in alcuni dei Paesi d’Europa (i dati sono tratti da un rapporto della Ragioneria Generale dello Stato di quest’anno – vedi qui)
Vedi qui sotto anche il grafico della Corte dei conti (pag. 55)
La spesa per la Pubblica Amministrazione
Non siamo affatto un Paese “spendaccione” quanto ai costi della nostra burocrazia. Si vedano qui sotto le due tabelle con i valori in euro e le percentuali della spesa per redditi di lavoro dipendente rispetto ai PIL nazionali degli Stati in Europa.
Spesa media per abitante
CONFRONTI DI GENERE
Come già osservato, la presenza femminile nella pubblica amministrazione italiana è molto più consistente (1.886.198 donne su 1.352.353 uomini). Da segnalare anche una netta prevalenza femminile fra il personale laureato (65,6 % a 34%)
Ulteriori e articolate informazioni sulla distribuzione di genere fra le amministrazioni e fra i territori sono presenti in un documento della Ragioneria Generale dello Stato, collegato al “Conto Annuale” di quest’anno – vedi qui il documento.
Da notare, infine, il fatto che la disparità salariale (GPG – Gender Pay Gap) esistente nel complessivo mondo del lavoro italiano é inferiore a quello negli altri Paesi UE proprio in virtù della “maggiore presenza di donne nel comparto a controllo pubblico, che notoriamente presenta un GPG più contenuto (4,4%), e determina il valore particolarmente basso per l’Italia“ , come detto nel recentissimo report ISTAT più sopra già citato (clicca qui per leggere).
Giuseppe Beato