Sandra Maltinti, classe 1955 (vedi curriculum), non é una dirigente pubblica sugli altari delle cronache nazionali e di lei sapremmo poco se la sua vita professionale non fosse stata caratterizzata da due eventi contrastati e drammatici, il primo dei quali (una reclusione nell’anno 2004 per un fatto mai commesso) rischiò di piegare la sua stessa vita.
Una trasmissione di ieri sera su RAI 3 (vedi podcast) ha rievocato la sua storia: laureata in architettura, vincitrice di un concorso pubblico, divenne Direttrice dell’Ufficio tecnico del Comune di Portoferraio (isola d’Elba) e, in questa veste, predispose il piano urbanistico comunale. Un esposto anonimo pervenuto alla Magistratura (nonché una furibonda campagna di stampa contro il sindaco dell’epoca) innescò un’indagine per presunto favoreggiamento e voto di scambio: l’indagine portò al suo arresto nel giugno 2004 – vedi qui articolo dell’epoca – per associazione a delinquere (gridò ai due figli, quando vennero ad arrestarla all’alba, “non vi vergognate perché io non ho fatto niente“) e a una successiva detenzione durata 70 giorni e terminata a motivo di una gravissima crisi depressiva accertata a livello medio-legale. Insieme a lei erano state arrestate 5 persone, fra le quali il Sindaco di Portoferraio, 71 anni, che morì poco tempo dopo essere stato rilasciato dal carcere. Nel luglio 2008 tutti gli imputati furono assolti “perché il fatto non sussiste“: il dibattimento aveva dimostrato che il castello di accuse era basato sulle maldicenze e ipotesi accusatorie espresse da oppositori politici di giunta, mai prima verificate con altre, opposte testimonianze. L’Architetto Maltinti ha ieri raccontato di essere stata remunerata per l’ingiusta detenzione con 30.000 euro, ma ciò non basta: dovette combattere (vedi qui sua conferenza stampa) per ottenere le retribuzioni arretrate che le erano dovute dal Comune di Portoferraio.
E’ sempre bello rispondere che “sì, é giusto!” impegnarsi per uno Stato che non ti riconosce quell’onore che ci richiede l’articolo 54 della Carta costituzionale. Tuttavia, il tema della coerenza con i principi etici di un dirigente pubblico si è riproposto nella storia professionale di Sandra Maltinti circa 6 mesi fa, quando, dopo essere risorta a una nuova “vita” professionale come direttore generale del Comune di Livorno nominata nell 2014 dal sindaco Filippo Nogarin, é stata licenziata in tronco dallo stesso sindaco.
Lungi dal voler entrare in aspetti politico/partitici di questa vicenda e premettendo che la figura del direttore generale dei comuni è prevista come incarico di capo della struttura amministrativa – di fiducia del vertice politico, mette conto, comunque, di citare alcuni passi della nota che l’Architetto Maltinti ha inviato al sindaco lo scorso giugno 2016: “se un Dirigente pone a un atto un parere negativo, non è perché non è d’accordo con l’atto o esercita la propria opinione politica, ma è perché l’atto contrasta con le leggi in vigore, infatti si chiama: parere tecnico di legittimità“….”I Dirigenti sono tenuti per legge a TUTELARE l’azione dell’Ente, e sottoscrivere solo atti legittimi e ne rispondono personalmente“…..”Il Sindaco, gli Assessori ed anche alcuni membri del Consiglio Comunale mostrano di non aver capito la distinzione prevista dal TUEL (Testo Unico degli Enti Locali, ndr) tra indirizzo politico e gestione amministrativa e tendono a prendere decisioni operative e pretendere che i dirigenti appongano a valle delle loro scelte, il loro parere, sovrapponendosi di fatto all’azione dirigenziale” “alcuni assessori e consiglieri comunali, “per realizzare le loro personali iniziative, pongono in essere indebite ingerenze, rivolgendosi direttamente agli impiegati più accondiscendenti, che, molto spesso, non riferiscono ai Dirigenti preposti, con conseguenti sovrapposizioni, malintesi e disservizi”. vedi qui la nota integrale di Sandra Maltinti.
A quelle affermazioni il sindaco Nogarin ha prontamente risposto argomentando che “il comportamento tenuto dal direttore rappresenta un fatto di una gravità tanto rilevante da giustificare la revoca dell’incarico e il recesso dell’amministrazione dal contratto di lavoro“….”il direttore ha lanciato accuse gravissime nei confronti dell’amministrazione, accusando me, la giunta e i consiglieri di gravi ingerenze nei confronti della macchina amministrativa. Tutto questo senza però fare alcun riferimento a fatti specifici o procedimenti utili ad accertare la veridicità di quanto riportato”…. “Se davvero avesse avuto a cuore il buon funzionamento della macchina amministrativa, avrebbe dovuto chiedere un confronto con il sottoscritto. Così non è stato. Ha preferito lanciare pubblicamente le sue accuse”- vedi qui meglio.
Questa seconda vicenda della storia professionale di Sandra Maltitnti, certo meno drammatica della prima, testimonia però della stessa posizione di debolezza della dirigenza pubblica, una sorta di anello debole in una catena di poteri pubblici che possono scaricare tensioni e responsabilità utilizzando il dirigente come una sorta di “parafulmine” istituzionale. il principio di separazione fra poteri di indirizzo politico-amministrativo e potere di gestione è ancora molto, molto lontano dal concretizzarsi nella realtà, proprio in quelle Amministrazioni che maggiormente necessiterebbero dell’assoluta neutralità e autonomia della macchina amministrativa. Continua a regnare, piuttosto, non la separazione, ma una completa incomunicabilità nei comportamenti, nel linguaggio e nell’orientamento operativo fra i due “ambiti”, politico e burocratico.