Ricordate – chi la ricorda – un’antica legge dell’anno di grazia 1990, la n. 241? Si chiamava “Norme in materia di procedimento amministrativo”, ma il suo “cuore” stava in tutte le disposizioni al suo interno mirate alla SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA.
Mai legge è stata più citata nei dotti convegni sulla materia, mai legge è stata più martoriata da successivi continui interventi di modifica (silenzio assenso, conferenza dei servizi, poteri sostitutivi, SCIA, poteri del responsabile del procedimento). Saranno – non li abbiamo contati – più di 100 gli interventi legislativi, mai coronati da successo, sulla legge n. 241/1990 sulla SEMPLIFICAZIONE.
Ora, se c’è una cosa che dà sui nervi dei politici quando assumono una carica istituzionale è il fatto che se ne escano con idee di grande riforma su temi detti e ridetti e che vanno a riproporre la classica minestra riscaldata. C’è cascato con gioia e presunzione anche il neo ministro Renato Brunetta che, udite udite, ha costituito un’ unità di missione per la semplificazione. Fermo rimanendo che l’auspicio non può che essere un successo su una materia nevralgica per la civiltà giuridica e amministrativa del nostro Paese, questo “inventarsi la ruota” non poteva che meritarsi la ricostruzione beffarda dell’articolo de “Il Fatto quotidiano” sulle precedenti sette commissioni o gruppi di lavoro per la SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA. Forse sarebbe il caso di analizzare, studiare e comprendere PERCHE’ le decine d’interventi del passato siano falliti.
Meno chiacchiere, leggi finalmente incisive e ben congegnate, rispetto dell’intelligenza degli italiani.
BRUNETTA – Task force per la semplificazione