I giornaloni cui egli ha collaborato sono pieni delle intemerate di Sergio Rizzo, la cui ultima fatica editoriale è stata condotta con Tito Boeri, in un libro (vedi qui “Riprendiamoci lo Stato“) in cui abbiamo rilevato più il gusto del gossip personale che una qualche vera passione riformatrice. Digitando il suo nome sulla “ricerca” di questo sito si possono ritrovare una miriade di articoli nei quali denuncia scandalizzato il tesoro degli stipendi dei manager pubblici, i burocrati inamovibili, la burocrazia prevaricatrice, probabilmente senza aver mai calcato i corridoi di un ufficio pubblico, né aver mai indagato sulle ragioni di quei soggetti che egli mai si stanca di chiamare in causa. Sufficiente la critica, l’invettiva e le cifre buttate lì come un sacco di patate.
Non che sia di molto migliorato. Tuttavia ci pare di notare in due suoi recentissimi articoli (ripresi qui sotto) il fatto che, in fatto di deficienze della macchina pubblica, si impegni un pò di più a indagare quegli elementi di contesto e di situazione istituzionale che influiscono sulle inefficienze delle pubbliche amministrazioni del nostro Paese (non tutte, basti ricordare medici, infermieri, vigili del fuoco, forze dell’ordine e tanti enti che, di dritto o di rovescio, i servizi pubblici hanno continuato ad erogarli). I titolacci dei suoi pezzi rimangono gli stessi (si dovrà pur vendere qualche copia di giornale! ), tuttavia si approfondiscono alcuni concetti: la guerra sempre più incancrenita fra amministrazioni dello Stato e le amministrazioni del Territorio, figlia di una riforma costituzionale sbagliata (titolo V anno 2001), L’instabilità dei governi che provoca la totale assenza di continuità amministrativa, la necessità stringente di portare il livello di efficienza della burocrazia del nostro Paese a quello degli altri Paesi democratici avanzati, se si vogliono ben spendere i danari del Recovery Plan.
E bravo Rizzo! Forse c’è speranza che si passi dalle sterili invettive e dai gossip alle analisi non irriverenti sul mondo pubblico. Senza dimenticare mai che le attività e le funzioni svolte da tale “mondo” hanno complessivamente ben operato nella tempesta del COVID 19. E, comunque, “il pesce puzza dalla testa” dice il vecchio adagio. In questi giorni “la testa” politica è cambiata, forse è il caso di essere all’altezza, nei propri scritti e nei titoli a effetto.
Giuseppe Beato
Sergio Rizzo – febbraio 2021 La Repubblica: la grande riforma che serve a questo Paese