Marco Causi é professore di Economia politica all’Università di Roma tre e deputato del Partito democratico. Esperto di economia e bilanci, fu assessore per le politiche economiche, finanziarie e di bilancio nelle Giunta Veltroni del Comune di Roma (2001-2008) e partecipò in qualità di deputato alla Commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale. Oggi, dopo un primo impegno nello scorso 2013 al Comune di Roma per l’elaborazione del piano di rientro del bilancio comunale – all’epoca fuori controllo – ricopre la carica di Vice-Sindaco di Roma, nominato da Ignazio Marino.
Si deve sostanzialmente a lui la predisposizione di quello che è stato chiamato il “piano di privatizzazione dell’AMA” contro il quale stanno caricando a testa bassa i sindacati aziendali. Noi presentiamo una descrizione di tale piano, pubblicata sul suo sito
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Come Associazione stimiamo Marco Causi, anche per il fatto di aver riproposto in Parlamento una legge di delega per l’attuazione del bilancio per missioni e programmi –vedi qui.
Ci paiono convincenti anche i suoi argomenti attuali che, analizzando il vuoto slogan “privatizzazione”, spiegano come la Giunta romana abbia recentemente varato un piano di investimenti impiantistici di 600 milioni che garantisca un aumento di produttività dell’azienda e una riduzione dei costi di circa 35 milioni entro il 2018 e un miglioramento della qualità del servizio da monitorare anche con indagini di customer satisfaction fra cittadini romani. L’ipotesi di “privatizzazione” consiste in un possibile “innesto” di servizi privatizzati – nelle grandi città del nord la percentuale di questi ultimi è del 30%, mentre a Roma é del 12% – che in qualche modo supportino con immissioni di know -how, competenze e tecnologie l’arretratezza tecnologica e industriale attuale dell’AMA. Dov’è lo scandalo? Si parte da una situazione di indubbia e insopportabile crisi di un servizio pubblico e si cerca di porvi rimedio attraverso un piano finanziato, incentrato su formule già positivamente sperimentate altrove. Unica perplessità nell’articolo sopra richiamato di Marco Causi sta in una proposizione: “Esiste la garanzia occupazionale”….e perché? la “garanzia occupazionale” deve esistere per un dirigente o un impiegato pubblico solo in presenza di comportamenti, produttività e qualità di servizio effettuati e valutati come accettabili. “Garantire” il posto a chi non rende o mantiene una bassa qualità del servizio nuoce, non solo alla comunità degli utenti di un servizio pubblico (già questo fattore può essere considerato esimente di tutti gli altri), ma anche al buon andamento dell’azienda pubblica, nella quale, in assenza di sanzioni, sono avviliti per primi quelle lavoratrici e quei lavoratori che si impegnano e sono orgogliosi di svolgere un servizio pubblico…mai incontrato in giro per Londra un giardiniere di Hide Park? Sembrano e sono dei nobili signori! Questo è il modello di un lavoratore pubblico.