Per noi è ormai una sorta di teorema dimostrato il fatto che i mezzi d’informazione – pur con timide e isolate retromarce – presentino “a prescindere” la dirigenza della Pubblica amministrazione come un peso e un impaccio per la collettività, quando non peggio. In occasione dei recentissimi eventi che ruotano intorno al commissariamento del Comune di Roma, questi interventi assumono il taglio stravagante de “Il partito dei manager ha commissariato la politica” (vedi qui sotto il fondo di Antonio Polito da “Il Corriere della Sera di ieri) e dei “Tecnici, prefetti, supercommissari: domina la Renzicrazia dei non eletti” (fondo di Roberto Arcuri da “Il Giornale” di ieri). La tesi sta nei titoli: la dirigenza pubblica starebbe “occupando” gli spazi e i poteri che la democrazia attribuisce agli eletti dal popolo….per una categoria a lungo bistrattata come la nostra queste tesi suonano ridicole, perché l’esperienza quotidiana racconta, invece, di continui straripamenti dei politici sulle competenze gestionali dei dirigenti. E’, piuttosto, corretto affermare che la sfiducia reciproca è altissima e il rincorrersi di accuse, dall’una e dall’altra parte, è all’ordine del giorno (vedi qui “La rabbia dell’assessore Esposito contro la dirigenza pubblica”)
Ma una cosa è sicura: la gran maggioranza della dirigenza pubblica non ha alcuna ambizione di “sostituirsi” alla politica, tutt’altro. La nostra Associazione, poi, ha le idee chiare sul rapporto fra politica e dirigenza pubblica, compiutamente esposte nel documento che qui riproponiamo (clicca qui: Per una riforma della PA – Nuova Etica pubblica). Il modello da seguire è quello della collaborazione e del reciproco rispetto, da conseguire attraverso una corretta e solidale “attuazione delle politiche pubbliche” che il Legislatore detta al Paese e alle sue pubbliche amministrazioni. Non altro.
POLITO – Corsera del 2 nov 2015
SCAFURI – Il Giornale del 2 nov 2015