C’è un “fil rouge” che unisce il pensiero di Barbara Spinelli, così come lo leggiamo nel suo articolo su “La Repubblica” del 23 nov 2013, in occasione della decadenza di Berlusconi da Senatore, e quello di chi l’ha preceduta da lunghissimo tempo in questa riflessione – due nomi per tutti: Piero Gobetti e Paolo Sylos Labini: quello della contestazione di un’idea consolatoria che piace a troppi: immaginare che taluni eventi della storia del nostro Paese – il fascismo, l’8 settembre, il “berlusconismo” – siano delle parentesi, degli incidenti, qualcosa che denoti un altro da sé rispetto alle caratteristiche intrinseche di noi come popolo, come nazione. Questa idea di “anomalia” nel corso della storia si accompagna ad un’altra ugualmente perniciosa: l’idea che esista una “società civile” integra e buona ed una classe politica incapace e corrotta. Pubblichiamo, senza ulteriori commenti, l’articolo in questione e, in stretta successione, “Gli anticorpi perduti della società italiana”, pubblicato su “la Repubblica del 14 mag 2002 da Paolo Sylos Labini e “L’elogio della ghigliottina ovvero il fascismo come autobiografia della nazione” pubblicato su “la Rivoluzione liberale” da Piero Gobetti il 23 nov 1922.
Barbara Spinelli – Quel che resta del ventennio
Paolo Sylos Labini – Gli anticorpi perduti della società italiana
Piero Gobetti – Fascismo come autobiografia della nazione