Molto più educativa della lettura dei “commenta” di facebook é l’immersione in uno scritto del 1824, in cui il Leopardi saggista esamina nel suo “Zibaldone”, con forza analitica e completezza di pensiero, i caratteri della nostra etica pubblica. Non solo poeta sommo quindi il Nostro, ma Italiano animato da grande passione civile. Egli individua nell’ “onore” – inteso come attenzione per l’opinione che gli altri hanno di noi e, reciprocamente, come rispetto delle persone del nostro prossimo – la base sociale che tiene ferma e forte la tenuta morale, il sistema di valori e la coesione civile in Francia, Inghilterra, Germania e nei popoli “giovani” del nord dell’Europa. Per contrasto, Leopardi decrive le elites – da lui chiamate “società stretta” – italiane, osservandole come malate di indifferenza, indolenza, cinismo, mancanza di immaginazione. L’individualismo, il disprezzo reciproco come cifra del rapportarsi al proprio prossimo che questo “virus” mentale genera – all’opposto degli atteggiamenti educati al “rispetto reciproco” – allontanano qualunque possibilità di riferirsi e rinsaldare una morale comune e “massimamente minano” la convivenza civile. Intuizioni illuminanti sul carattere degli Italiani e su come questo “ethos”, o mancanza di “ethos”, pervada tutte le forme del vivere comune.