Vogliamo essere la comunità della Pubblica Amministrazione, una comunità al servizio del cittadino, che lavora al bene comune del Paese.
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Siamo un gruppo di funzionari e dirigenti della PA che pongono al centro del loro operato il bene del Paese. Noi vediamo il lavoro nella Pubblica Amministrazione come un servizio per i cittadini e con questa iniziativa vogliamo renderne partecipi tutti.
ADERISCI COMPILANDO LA SCHEDA ADESIONE
UNA NUOVA ETICA PUBBLICA PER LA RIFORMA DELLA POLITICA
La vita pubblica italiana, oggi, è corrosa dalla distorsione di ogni forma di potere pubblico dalla realizzazione dei fini istituzionali agli scopi particolari del detentore di quel potere.
Questa distorsione, nel nostro Paese, ha raggiunto dimensioni intollerabili. In tutti i Paesi civili le classi dirigenti perseguono, oltre agli interessi generali, anche il proprio interesse, individuale, di parte o di ceto, se non altro a restare al potere. In Italia, però, si è verificato un ribaltamento: gli scopi particolari diventano sempre più importanti e visibili rispetto ai fini istituzionali, ovvero agli interessi generali del Paese. Dai conflitti di interesse al voto di scambio, dalle leggi ad personam alla proliferazione di cariche, elettive e non, dallo spoils system alle assunzioni clientelari fino allo spionaggio privato di pezzi dei servizi segreti. Questa distorsione, infatti, investe tutti: i partiti, le istituzioni rappresentative, gli organi di governo, gli apparati dello Stato, le amministrazioni pubbliche.
E’ necessario, perciò, assumere come obiettivo esplicito di una riforma della politica la riconduzione dei poteri pubblici ai loro fini istituzionali, ovvero al perseguimento degli interessi generali, secondo il principio costituzionale del buon andamento, ovvero di un rapporto razionale tra mezzi e fini. Sapendo che i fini sono le condizioni del vivere civile: la sanità, la sicurezza, l’ istruzione, la giustizia, lo sviluppo e i mezzi sono risorse economiche, per definizione limitate.
La politica deve tornare a produrre sintesi, superando la mera intermediazione tra gli interessi particolari, con un ceto politico ridotto a corporazione tra le corporazioni. Occorre tornare a ricostruire, partendo dagli interessi particolari, un tessuto comune di valori ed interessi più ampi; certo, in un mondo in rapida evoluzione, le sintesi saranno comunque parziali e transitorie, ma non si può rinunciare al lavoro continuo, a tutti i livelli, per mantenere e ricostruire i punti d’appoggio e le linee di sviluppo del vivere civile. Contrastando la frammentazione, i particolarismi, le contrapposizioni identitarie, gli egoismi corporativi e localistici, arrivando a produrre le decisioni necessarie nei tempi utili. Una politica che diventi governo, a tutti i livelli, ed un governo che si faccia Stato.
La riforma della politica è necessariamente collegata alla riforma delle pubbliche amministrazioni. Né c’è riforma dell’ amministrazione senza riforma della politica. Nonostante la distinzione di legge, che affida alla politica gli indirizzi ed alla amministrazione la gestione, le due sfere sono strettamente connesse e soprattutto, oggi, sono complici nella logica dell’ autoreferenzialità, ovvero dell’ uso del potere per i propri scopi particolari. Le amministrazioni pubbliche sono state investite da un processo di riforma che continua da quindici anni senza produrre risultati di rilievo, perché è mancata la riforma della politica e dunque si è rafforzata, e non indebolita, la logica dell’ autoreferenzialità. L’ indirizzo della privatizzazione, aumentando la discrezionalità e riducendo regole e controlli, ha aperto nuovi, vasti spazi all’ uso distorto del potere pubblico. Dalla proliferazione di società “ private “ controllate da Enti ed istituzioni pubbliche, alla crescita abnorme delle consulenze, fino allo spoils system per ogni posto e funzione dirigenziale, comprese quelle più tecniche, come i primari ospedalieri. In questo quadro, la contrattazione collettiva per il personale delle pubbliche amministrazioni, comunque non soggette alla verifica del mercato, è rimasta, nella sostanza, uno scambio consociativo tra politica e sindacati, di consenso elettorale dei dipendenti a fronte della concessione di miglioramenti retributivi e normativi, con pochi effetti sul buon andamento delle amministrazioni.
Il primo fondamento della riforma della politica deve essere una nuova etica pubblica.
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