Firmato stamattina alle ore 4 – come nelle migliori tradizioni di dramma a lieto fine – il Contratto collettivo nazionale di lavoro per le aree professionali dei dipendenti dei Ministeri, delle Agenzie e degli Enti pubblici non economici.
C’è qualcosa che non quadra nell’entusiasmo manifestato dalla Ministra e dai Sindacati, qualcosa che sa di “taroccato”: si commenta un risultato che vale per i soli dipendenti pubblici – cosa da considerare senz’altro come positiva – ma lo si scambia per un successo “per la pubblica amministrazione” in quanto tale. Si dimentica di distinguere! Una cosa sono i 3 milioni e passa di dipendenti pubblici e un’altra sono i restanti 57 milioni di italiani proprietari (con le imposte pagate) e fruitori dei pubblici servizi (che diventano 60 milioni quando i dipendenti pubblici diventano a loro volta fruitori di servizi). Rappresentano due categorie di interessi completamente distinti fra loro: con buona pace di coloro che pensano che i sindacati possano tutelare gli interessi generali del Paese, gli interessi dei cittadini e delle imprese dovrebbero essere validamente tutelati solo dal Parlamento con buone leggi capaci di favorire la qualità dei servizi pubblici, non dai contratti collettivi di lavoro, che sono altra cosa. Continua a leggere