Pubblichiamo un contributo del dr. Dario Ciccarelli – dirigente in servizio presso un ufficio territoriale del Ministero dell’Economia e Finanze – che argomenta intorno al ruolo e all’ etica del dirigente pubblico attuale, in coerenza con quanto previsto e innovato nella Carta costituzionale con la riforma del Titolo V dell’anno 2001. In tale evento costituzionale Ciccarelli individua la soluzione di continuità normativa che separa un “modo” di direzione dei pubblici uffici statico, aproblematico, caratterizzato da impersonale uniformità al dettato astratto della legge (ubi consistam mutuato dallo Stato napoleonico, transitato a noi attraverso il passaggio dello Stato sabaudo, poi fascista, poi post-fascista) ad un nuovo “modo”, coerente con il progetto organizzativo di Stato fondato dalla riforma costituzionale del 2001. Questo “nuovo modo” contempla l’affidamento della Pubblica Amministrazione ai dirigenti pubblici, non solo, ma una interpretazione del ruolo dirigenziale caratterizzata dalla capacità di “differenziazione“, cioè dalla sensibilità e dalle capacità del dirigente pubblico di operare a valle di una percezione della realtà politica-sociale-economica-istituzionale che gli vive intorno. Il “nuovo modo” di dirigere presuppone e impone che egli “esca dall’ufficio, frequenti le aziende, i lavoratori, le associazioni, i sindaci, la Politica, i professionisti, l’Università: diventi anzitutto amico della comunità che deve servire“. Da questa capacità di analisi e di comprensione delle “differenze”, discende la qualifica del “modello ideale” di un dirigente moderno come “dirigente differenziatore“.
Ciccarelli stesso riconosce nel suo scritto che il nuovo modello di dirigente “differenziatore” rischia di “rimanere sulla carta” e immagina alcuni percorsi legislativi – legge sullo Jobs act in primis – che possano favorirne il prevalere. Ma l’ottimismo della volontà é lì sempre pronto ad infonderci una ragionevole fiducia. E’ giusto immaginare un nuovo modello di dirigente pubblico del nostro Paese che esca – contemporaneamente – dalle strettoie del “grigio burocrate” , ma che non sia neanche un “manager”(sic) a disposizione del politico di turno.