La paura fa 90. Della pubblica amministrazione la grande politica – dall’Unità d’Italia in poi – è stata sempre interessata poco e niente. Con poche isolate eccezioni (quali le riforme degli anni ’90 del secolo scorso, che hanno più deteriorato che migliorato), la pubblica amministrazione è stata sempre considerata dal nostro ceto politico e intellettuale una palla al piede del Paese, un oggetto strano da “far funzionare” non si sa bene come, ma sicuramente senza spendere troppo, mai come fattore determinante per la guida e il servizio al sistema socio-ecomonico fatto dai cittadini e dalle imprese.
Il fastidio per la burocrazia invadente e paralizzante opera in questo Paese da 160 anni come una profezia che si autoavvera. I risultati e la situazione è quella che tutti conosciamo dal punto di vista delle opere pubbliche, della giustizia civile, delle istanze di autorizzazione, concessione e licenza, di qualsivoglia certificazione il cittadino abbia necessità di acquisire.
Solo di recente, un ceto intellettuale e produttivo totalmente ignorante su ciò che DEVE essere la funzione della burocrazia in uno Stato contemporaneo inizia a guardare alle pubbliche amministrazioni con un occhio diverso. Le pubbliche amministrazioni appartengono prima di tutto alla collettività nazionale, prima che a sé stesse e ai propri dipendenti. Ma questo interessa nulla alla politica politicante! il problema oggi è un altro: sull’efficienza degli uffici pubblici si giocheranno i destini della buon utilizzo dei fondi Next Generation EU, altrimenti detti RRF, Recovery e Resilience Fund: l’accordo di luglio prevede, infatti, controlli stringenti sulle modalità con le quali i vari Stati procederanno alle opere finanziate. Questo significa che l’attuazione delle opere programmate dall’Italia sarà sottoposta a una vigilanza severa sul buon funzionamento.
Chi conosce la storia dell’utilizzo dei fondi strutturali europei (vedi qui) da decenni a questa parte sa come l’Italia si è sempre distinta per una endemica incapacità di spesa, che ha significato lo spreco di occasioni preziose per procedere a opere infrastrutturali, interventi sull’ambiente, investimenti strategici. (vedi qui un riassunto di queste penose vicende).
Da qui una serie di prese di posizione (abbiamo dato conto dell’allarme dell’IRPA con un articolo della professoressa Luisa Torchia) che segnalano come urgenti e necessari interventi finalizzati ad intervenire sulla semplificazione delle procedure e sulla qualità dell’azione degli uffici pubblici.
Noi ne prendiamo diligentemente nota. Diamo qui conto e conoscenza dell’appello di ieri 25 novembre 2020 da parte delle associazioni Forum delle diseguaglianze e Diversità (Fabrizio Barca), Movimenta (Denise Di Dio) e ForumPa (Carlo Mochi Sismondi), presentato alla Camera dei Deputati nel corso di una riunione della quale riportiamo qui sotto anche la video registrazione e corredato dai due documenti che parimenti alleghiamo.
VIDEOREGISTRAZIONE DELL’APPELLO PER TRASFORMARE IL PAESE
NON C’E’ RIPRESA SENZA UNA NUOVA PA