“Interventi per la concretezza delle azioni della pubblica amministrazione e la prevenzione dell’assenteismo” é il titolo del disegno di legge di iniziativa del ministro Giulia Bongiorno approvato dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso e trasmesso al Parlamento. Nel contesto di una vena esplicitamente minimalista, come ha affermato la Ministra nell’incontro coi sindacati del pubblico impiego, il Governo evita di seguire la strada della “grande riforma”, ma interviene qui e là, nei punti ritenuti meritevoli di nuova o migliore regolazione. Anche questo è un movimento pendolare della politica italiana: prima della “grande riforma” del Renzi-Madia, il precedente governo Letta parlava spesso di “interventi col cacciavite“. Le vicende ultra-decennali delle mancate riforme della pubblica amministrazione si susseguono con stanca ripetitività.
Gli articoli sono cinque. Di questi, uno va salutato con soddisfazione, nel senso che si ripristina la normalità: l‘articolo 4 sotto il pomposo titolo “Misure per accelerare il ricambio generazionale” prevede un turnover pari al 100% degli impiegati che cessano dal servizio. E’ una misura resasi ormai urgente e necessaria, visto che il blocco delle assunzioni vigente da quasi un quindicennio ha determinato la scomparsa dei giovani nella Pa ed un età media superiore ai 50 anni. Aspettiamo che i liberisti all’amatriciana denuncino “l’infornata di assunzioni”, tranquilli del fatto che la maggioranza degli Italiani non sa che tutti gli indicatori OCSE certificano un rapporto occupati PA/occupati generali assolutamente in linea con gli altri paesi occidentali (si veda qui).
Di carattere strettamente economico gli articoli 3 e 5 sull’adeguamento (assai contenuto) dei fondi destinati al trattamento economico accessorio ed ai buoni-pasto.
Ambizioso e tutto da vivere, diremmo, l’articolo 1 che prevede l’istituzione di un nuovo ufficio del Dipartimento della funzione pubblica con 53 unità di personale , diretto da un dirigente di prima fascia e due dirigenti di seconda fascia, intitolato nientepopodimenochè NUCLEO PER LA CONCRETEZZA (ohibò!), che avrà il compito di “garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di organizzazione…e la conformità ai principi di imparzialità e di buon andamento” ed “implementare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni”. Il Nucleo in questione prevede anche una collaborazione delle Prefetture in occasione di controlli sull’operato degli enti locali. Sia chiaro che, se questo Nucleo sarà dotato di poteri effettivi e non “burla”, va considerato come un gradito tentativo di ripristino di quelle necessarie e fondamentali funzioni di vigilanza esterna sugli enti, operanti in Inghilterra e in altri Paesi occidentali, atte a promuovere l’imparzialità (quindi la legalità e il servizio alla Nazione) degli uffici pubblici. Vedremo nel prosieguo.
Assolutamente demagogica e ridicola, infine, l’ennesima misura di contrasto per l’assenteismo contenuta all’articolo 2 del ddl. La politica politicante, qualunque sia il suo colore, affonda da anni il coltello non su tutte le zone del sistema che meriterebbero azioni di contrasto deciso, ma solo su quelle sulle quali è garantito l’applauso dell’opinione pubblica, inventandosi ogni volta (è questo il quarto intervento contro il furbetti del cartellino nel giro di due anni) un’idea nuova che dia il senso della volontà del governo di lottare contro il malaffare. In attesa che siano proposti provvedimenti di eguale risonanza mediatica sugli evasori fiscali, sulle tariffe imposte dai concessionari dei servizi pubblici, sul rispetto delle norme di sicurezza del lavoro, contro le industrie che inquinano, sul rispetto delle norme edilizie (per citare solo alcuni dei possibili temi di moralizzazione), registriamo oggi che saranno predisposti “sistemi di identificazione biometrica e di video-sorveglianza” (sul genere di quelli in essere negli aeroporti per salvaguardarci dal terrorismo) per “verificare l’osservanza dell’orario di lavoro”. Mai si era caduti così in basso nella regolazione del rapporto di lavoro degli impiegati pubblici. Fermo restando il nostro deciso, ripetuto e convinto consenso alle misure di licenziamento adottate in vari casi di timbrature “farlocche”, rimane il fatto che con questa norma si offre alla gogna nazionale tutta la popolazione del servizio pubblico italiano, fatto non solo dai furbettti del cartellino, ma da infermieri, vigili del fuoco, forze ell’ordine, medici e impiegati integerrimi ed efficienti: una vergogna. Vorremmo, infine, sapere che fine ha fatto l’articolo 4 comma 2 dello Statuto dei lavoratori, che al Titolo I, che prevede una serie di misure attinenti alla “dignità dei lavoratori“, recita testualmente: “la disposizione di cui al comma 1 (cioè “l’utilizzo di impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori“) non si applica agli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa e agli strumenti di registrazione degli accessi e delle presenze” (vedi qui). Ennesimo esempio di come la tanto decantata uniformità della disciplina dei lavoratori pubblici e privati sia l’ennesima offesa alla verità, alimentata e sostenuta da vent’anni da centri di potere a ciò interessati.
Di seguito il testo del disegno di legge.
Disegno di legge interventi per la concretezza